MUSEO DEL CAPITOLO

FASCIA DI ETÀ:
Scuola Primaria
Scuola Secondaria di 1° Grado
Scuola Secondaria di 2° Grado

PREZZO:
5 €

DURATA:
1 ora

N. STUDENTI:
Min. 10

Il Museo accoglie le classi per scoprire e per osservare le nuove sale tematiche, scrigni di storie e di tesori legati a Perugia. La visita intende stimolare la curiosità e il dialogo con l’opera. L'osservazione diretta dell’arte, infatti, favorisce lo scambio collettivo, la creatività e il pensiero critico, oltre ad approfondire la storia del contesto che l’ha generata.

LA PRENOTAZIONE È OBBLIGATORIA:
Orari 10:00-19:00
mail: edu@genesiagency.it
tel: 075 57 248 53

Museo
del Capitolo

MUSEO

A distanza di oltre venti anni dall’ultimo allestimento e in vista del 2023, anno in cui il Museo festeggerà i cento anni di vita, ha preso forma per iniziativa della Diocesi di Perugia Città della Pieve, dei Canonici della Cattedrale e della società Genesi, un nuovo progetto di valorizzazione per il complesso dell’Isola San Lorenzo.

Il fine è quello di ricreare e riassegnare al complesso della Cattedrale di San Lorenzo il ruolo identitario che esso ha avuto per la Città e il territorio perugino sin dalle sue origini. Una parte del progetto ha interessato il totale riallestimento delle sale del Museo del Capitolo.

Il nuovo percorso museale segue un criterio tematico. Il legame del territorio con la sua Cattedrale, le importanti committenze quattrocentesche in città di Agostino di Duccio e Luca Signorelli, le tradizioni e la devozione popolare attraverso le opere di Bonfigli e Caporali, la presenza dei Papi a Perugia e le vicende del Santo Anello sono solo una parte dei temi raccontati lungo il percoroso.  Ogni sala è in grado di raccontare una storia legata alle opere, agli artisti, al tempo e al contesto per il quale sono state generate, incontrando e dialogando con l’uomo contemporaneo. Il Museo intende infatti offrire a coloro che varcheranno il suo ingresso l’occasione di un confronto con l’arte, affinché il luogo fisico divenga uno spazio partecipativo nel quale poter fare esperienza viva per sé stessi.

STORIA

L’operazione di recupero e conservazione voluta dal Capitolo e curata dal canonico Rotelli sul finire del XIX secolo segna di fatto l’avvio della storia di ciò che ora è il Museo Capitolare, che troverà pieno compimento circa cinquanta anni dopo, grazie all’opera di Umberto Gnoli e della “Brigata perugina degli amici dell’arte”.

Questo genere di sodalizi nacquero agli inizi del XIX secolo e si formarono con laduplice finalità di concorrere alla conoscenza del territorio in cui si proponevano dioperare e di salvaguardare le presenze artistiche, proponendo e finanziandoattraverso raccolte di fondi operazioni di recupero e restauro.Come è stato notato, la scelta di chiamarsi “Brigata” indicava un clima dipartecipazione e condivisione tra “amici” di interessi culturali, quasi a volerscongiurare il rischio di sodalizi tra pedanti eruditi.

A Perugia la “Brigata” nacque nel luglio 1909 dal progetto di un gruppo di illustricittadini di Perugia che volevano valorizzare, restaurare, difendere e promuovere ilpatrimonio storico-artistico della città con restauri, manifestazioni e convegni. 

L’attività del sodalizio fu importante anche per la nascita del Museo, poiché già dal 1912 si delibera sulla possibilità di chiedere al Capitolo di destinare a Museo un localetra quelli di sua proprietà, raccogliendo e esponendo oggetti artistici più pregevoli.La richiesta della Brigata non sortì un effetto immediato, ma evidentemente avevacontribuito a focalizzare l’attenzione, anche del Capitolo, sulla possibilità di allestireuna raccolta museale aperta al pubblico dei visitatori. 

Entra in scena, a questo punto, Umberto Gnoli, che contribuì in modo determinantealla nascita del Museo, dando un apporto scientifico di alto profilo alla conoscenza deimateriali. Umberto Gnoli (Roma, 1878 – Campello sul Clitunno, 1947) compie la suaformazione a Spello e il periodo della sua permanenza nella cittadina umbra lo metteevidentemente in contatto con le presenze romaniche del territorio, sulle qualidiscute la tesi con Adolfo Venturi.L’arte della regione umbra fu da sempre al centro dei suoi interessi critici, grazie aiquali furono precisate molte attribuzioni e contesti artistici. Inoltre ebbe modo difrequentare altri importanti storici dell’arte. Dal 1910 è Ispettore ai monumenti perl’Umbria per la provincia di Perugia e in questa veste riesce a far trasformare l’alloraPinacoteca comunale del capoluogo in Regia Galleria Nazionale. E’ durante gli annidella sua soprintendenza che viene istituito il Museo del Capitolo, per il quale Gnoliredige anche il Catalogo.  

Nell’introduzione del Catalogo si esplicita che Il Museo apre nella «ricorrenza delquarto centenario della morte di Pietro Perugino» e che «per onorare la memoria delpiù grande pittore umbro la miglior forma fosse quella di raccogliere in una collezioneordinata e completa, e di rendere costantemente visibile al pubblico, le varie insigniopere di arte di cui […] si è venuta arricchendo questa insigne basilica dedicata a SanLorenzo».Dunque, anche il nostro Museo nasce sotto l’ala del genius loci, di quel Perugino cheGnoli stesso aveva contribuito a far conoscere con la pubblicazione di documenti econ i suoi studi.Il neonato Museo raccoglie, sempre citando dall’introduzione, ciò che «proveniva dachiese soppresse o da donazioni o da modificazioni apportate alla decorazione dellaCattedrale».

Con queste caratteristiche, il Museo rimase aperto sino alla fine degli anni ottanta del Novecento, quando i locali non risultarono più praticabili dal pubblico e si reseronecessari importanti lavori di consolidamento strutturale e di recupero funzionale.La sede museale risultò così notevolmente ampliata, mentre il riallestimento vennecurato dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici negli anni tra il1998–99, utilizzando anche fondi per il Giubileo del 2000. Il 1 aprile di quello stessoanno il Museo venne riaperto di nuovo al pubblico. 

L’ultima operazione rilevante dal punto di vista espositivo è stata ultimata nel 2011,quando si è proceduto al rimontaggio delle parti principali della decorazionedell’altare della Pietà, dovuta allo scultore fiorentino del rinascimento Agostino diAntonio, noto come Agostino di Duccio ( Firenze, 1418 – Perugia, dopo il 1481).L’altare si trovava nella navata sinistra della Cattedrale e venne realizzato tra il 1473 el’anno successivo grazie al lascito testamentario di Niccolò Ranieri per l’ospedale diSanta Maria della Misericordia.

IL SANTO ANELLO

Il Santo Anello è un monile realizzato in calcedonio e datato al primo secolo d.C. Si tratta probabilmente di un antico anello da sigillo che, arrivato in Italia, venne associato al matrimonio di Maria e Giuseppe divenendo oggetto di devozione soprattutto da parte degli sposi, delle famiglie, dei genitori.

Conservato dapprima a Chiusi nella chiesa di Santa Mustiola, venne portato a Perugia nel 1473 da fra Winterio da Magonza e dal 1488 si conserva in cattedrale, all’interno del prezioso reliquiario in rame dorato, argentato e cesellato realizzato nella bottega di Federico e Cesarino del Roscetto. Da allora il Santo Anello viene esposto due volte l’anno, il 29 luglio e il 12 settembre, con la suggestiva “calata” del tabernacolo argentato. L’importanza data alla vèra e la devozione di cui è stata oggetto è testimoniata dalle opere d’arte realizzate intorno ad essa, come la tavola con Lo sposalizio della Vergine che Perugino dipinse nel 1504 per decorare l’altare di questa cappella. Oggi l’opera si trova in Francia a Caen, lì trasferita al tempo delle requisizioni napoleoniche, mentre sull’altare è esposto il dipinto di Jean Baptiste Wicar, del medesimo soggetto dell’originale e dipinto nel 1825.

PALA DI SANT'ONOFRIO

Si deve al cortonese Luca Signorelli l’esecuzione della Pala di sant’Onofrio, una delle prime opere a noi note del maestro, dipinta immediatamente dopo che aveva preso parte, in aiuto a Perugino, ai lavori che si stavano realizzando nella Cappella Sistina.

La pala è datata 1484 e venne commissionata da Iacopo Vagnucci, alto prelato nativo di Cortona, già vescovo di Perugia. La pala decorava l’altare della cappella di sant’Onofrio, fatta erigere dal Vagnucci nel transetto nord della cattedrale come sacello di famiglia intitolato al loro santo protettore. Sulla tavola è dipinta una sacra conversazione in cui la Vergine siede al centro su di un alto trono decorato tutta intenta alla lettura di un volumetto rosso; il Bambino le siede in grembo anch’esso assorto.

Quattro santi li affiancano, a destra san Lorenzo e sant’Ercolano con le fattezze del vescovo Vagnucci; entrambi vestono sontuosi paramenti liturgici istoriati, mirabile esempio di “pitture nella pittura”. A sinistra si trovano invece Giovanni Battista e Onofrio, santi che sperimentarono entrambi l’eremitaggio. Un angelo suona il liuto seduto ai piedi di Maria.

In questa opera il maestro cortonese da prova della sua abilità nella resa quasi fiamminga dei particolari, come ad esempio nei fiori di campo poggiati alla base del trono e nella mitria di sant’Ercolano tempestata di gemme e figure smaltate, riesce inoltre a rendere alla perfezione le trasparenze vitree della croce astile del Battista e dei due straordinari vasetti in vetro.

ALTARE DELLA PIETÀ

Si deve ad Agostino di Duccio, scultore fiorentino molto attivo a Perugia, l’Altare della pietà, realizzato per la navata sinistra della Cattedrale entro il 1474 per volontà di Nicolò Ranieri.

Il polittico marmoreo era formato da una serie di elementi architettonici e decorativi e da lastre lavorate a bassorilievo. Le figure principali sono Cristo in pietà con ai lati la Vergine e san Giovanni Evangelista, in alto la cimasa con l’Eterno benedicente, tutte figure lavorate con tale maestria da conferire loro profondità e intensità uniche anche grazie all’uso del colore e della foglia d’oro ancora oggi visibile. L’altare, corredato di vari elementi decorativi, doveva misurare probabilmente cinque metri per tre ma venne ripetutamente manomesso e infine smembrato. Si è appurato che le lastre di marmo bianco sono di riuso, mostrano infatti sul verso decorazioni vegetali più antiche pertinenti ad una cornice appartenente alla cattedrale del XII secolo. Il nuovo allestimento museale vede la riproposizione dei frammenti ancora oggi esistenti e citati nel contratto stipulato tra Agostino di Duccio e la famiglia Ranieri.

MESSALE D'ACRI

Il messale, un volume contenente i testi e i canti per la liturgia, arriva a Perugia all’inizio del Trecento, con buona probabilità proveniente dalla città palestinese chiamata dai cristiani San Giovanni d’Acri.

La città era il principale porto dei crociati in Terrasanta e la capitale del regno di Gerusalemme, ultimo baluardo cristiano che nel 1291 cadde in mano dei Mamelucchi. Ad Acri erano presenti i vari ordini religiosi e cavallereschi di Terrasanta tra cui i Canonici del Santo Sepolcro i quali, costretti a lasciare la città dopo la caduta del 1291, si rifugiarono prima a Cipro e poi approdarono a Perugia già tra 1293 e 1294, dove sin dal 1145 erano tenutari dell’ospedale e annessa chiesa di Santa Croce, oggi San Giuseppe dei Falegnami.

È dunque sensato pensare che il prezioso messale pergamenaceo sia arrivato in città con i Canonici stabilitisi a Perugia.  Il manoscritto risulta realizzato in uno scriptorium in Palestina entro il terzo quarto del XIII secolo. E’ scritto in gotica libraria francese e miniato da un artista di probabile ambito veneziano che vi realizza una Crocifissione a tutta pagina oltre ad altre immagini e capi lettera. 

La provenienza del volume dalla città palestinese venne considerata a partire dagli anni Cinquanta quando ci si accorse che nel calendario, al giorno 12 luglio, è ricordata la dedicazione della cattedrale d’Acri. Tale chiesa è dedicata alla Santa Croce, per cui la Crocifissione miniata nel messale potrebbe messa in relazione il nostro manoscritto proprio con questo importante edificio ecclesiastico.